Le giornate in Italia scorrono (flow) con un ritmo completamente diverso rispetto agli Stati Uniti e lo penso non solo perché mi trovo qui in vacanza. Si sa, quando uno va in vacanza tende a rallentare (slow down) tutti movimenti e lo scandirsi (beating of time) della giornata sembra quasi cigolare (creak) con mosse che hanno bisogno di essere lubrificate. Le sveglie non suonano o suonano ad ore in cui altre persone sono già abbottonate (buttoned up) e ingessate (encased) in divise di lavoro e corrono, corrono da un'attività all’altra. Anche i pasti in vacanza non sono delimitati dalle necessità dell’orologio ma da quelle dello stomaco. Un po’ un ritorno indietro alle nostre necessità di sopravvivenza primordiali o semplicemente all’ascolto interno. Mangio quando ho fame non perché è mezzogiorno. E poi la sera se capita bevo l’aperitivo, magari guardando il tramonto sul mare o ammirando il paesaggio pittoresco del centro di una città italiana.
In Italia, questo slow motion sembra essere una particolarità più frequente, specialmente d’estate, quando ci sembra di essere supereroi perché le molte ore di luce ci danno l’impressione di avere più di 24 ore a nostra disposizione. E allora si finisce per mangiare un po’ più tardi, fare una passeggiata dopo cena, i centri e le stradine si riempiono di giovani le cui giornate sono più lunghe perché marcate dall’energia delle possibilità che hanno ancora davanti a se stessi.
Le quattro del pomeriggio rappresentano una netta demarcazione della meta’ giornata in Italia, una pagina di un foglio divisa nel centro e sulla piega (fold, crease) scritto: ore 16.00.
A sinistra del foglio la giornata parte lenta e accelera un po’. Passi dalla prima, alla seconda, alla terza, alla quarta marcia (gear) e magari ingolfi (flood) un po’ la macchina cercando di partire quando non sei pronto. Sveglia, caffè, scuola, lavoro, ufficio, pranzo, caldo, caldo, caldo oppure tutta la luce che c’è. I negozi e i ristoranti aprono e chiudono. I bambini vanno a scuola e tornano da scuola.
A destra del foglio la giornata risboccia (re-blooms) dopo essersi chiusa in se stessa. Fa meno caldo, e le persone, come formiche che lasciano il formicaio per avventurarsi nel mondo esterno, ritornano sulle strade. I bambini fanno i compiti ed escono a giocare. Le verande e le saracinesche (shutters) si riaprono. I negozi accettano i clienti con un po’ più di morbidezza (softness) perché si sa, siamo tutti più buoni dopo aver lasciato l’aria passare per i polmoni e dopo avere fatto una pausa. I bar passano dall’ora del caffè all’ora del aperitivo. La gente fa la spesa e si prepara per cena. L'orologio balla tra le ore con ritmo più allegro perché le difficoltà e i pesi della giornata svaniscono finalmente.
E sul centro del foglio, sulla piega proprio in alto in cima, ci sono le 4 del pomeriggio. L’ora della merenda perché se sei bambino e sei stato a scuola tutto il giorno non vedi l’ora (look forward to) del tè coi biscotti, o il succo di frutta con le crostatine al cioccolato. Non vedi l’ora di scaricare il peso ingombrante dello zaino e dei libri, il ronzio (buzzing) delle parole degli insegnanti o più tardi dei colleghi di lavoro. Di aprire i polmoni e respirare. I cartoni animati o l’aria un po’ meno umida e soffocante di una giornata che si srotola (unfolds) finalmente verso il momento di potersi rilassare.
Le quattro del pomeriggio sono il momento più bello della giornata, quando tutto sembra essere possibile e la stanchezza cede il passo alla dolcezza del riposo imminente. Non ditelo alle altre ore però.
Translation: 4 o’clock in the afternoon (4PM)
Days in Italy flow with a completely different rhythm compared to the United States, and I think this not only because I am here on vacation. You know, when someone goes on vacation, they tend to slow down all movements, and the passing of the day seems to creak with moves that need to be lubricated. Alarms do not ring or ring at times when other people are already buttoned up and stiff in work uniforms, running, running from one activity to another. Even meals on vacation are not limited by the clock but by the needs of the stomach. A bit of a return to our primordial survival needs or simply listening to our inner selves. I eat when I'm hungry, not because it's noon. And then in the evening, if it happens, I have an aperitif, maybe watching the sunset over the sea or admiring the picturesque landscape of the center of an Italian city.
In Italy, this slow motion seems to be more frequent, especially in summer, when we feel like superheroes because the many hours of daylight give us the impression of having more than 24 hours at our disposal. So we end up eating a little later, taking a walk after dinner, the centers, and streets fill up with young people whose days are longer because they are marked by the energy of the possibilities still ahead of them.
Four o'clock in the afternoon represents a clear demarcation of the halfway point of the day in Italy, a page of a sheet divided in the center, and on the fold is written: 16:00.
To the left of the sheet, the day starts slow and accelerates a bit. You go from first to second, third, fourth gear, and maybe you stall the car a bit trying to downshift. Wake up, coffee, school, work, office, lunch, heat, heat, heat, or all the light there is. Shops and restaurants open and close. Children go to school and come back from school.
To the right of the sheet, the day blooms again after closing in on itself. It's less hot, and people, like ants leaving the anthill to venture into the outside world, return to the streets. Children do their homework and go out to play. Verandas and shutters reopen. Shops welcome customers a bit more gently because, you know, we are all kinder after letting air pass through our lungs and taking a break. Bars transition from coffee time to aperitif time. People do their shopping and prepare for dinner. The clock marks the hours with a more cheerful rhythm because the difficulties and burdens of the day finally vanish.
And in the middle of the sheet, right at the top, there is four o'clock in the afternoon. Snack time because if you are a child and have been at school all day, you can't wait for tea with cookies, or juice with chocolate tarts. You can't wait to unload the cumbersome weight of the backpack and books, the hum of teachers' words, or later, colleagues at work. To open your lungs and breathe. Cartoons or the slightly less humid and suffocating air of a day that finally unrolls towards the moment of being able to relax.
Four o'clock in the afternoon is the best time of the day, when everything seems possible, and tiredness gives way to the sweetness of imminent rest. But don't tell the other hours.
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